ALLEANZA DEMOCRATICA condivide il programma di Enrico Letta per un Centro Sinistra aperto e plurale

 

Il discorso programmatico di Enrico Letta rappresenta – pur nella dichiarata continuità con la linea Zingaretti – una svolta radicale per il Partito Democratico.
Il neo eletto ha cancellato in modo chiaro e definitivo uno degli equivoci che hanno pesantemente condizionato in negativo fin dalla Segreteria Veltroni la vita del partito: la presunta “vocazione maggioritaria”, dietro la quale si è nascosta troppo spesso una banale vocazione alle poltrone e alla occupazione del potere a qualunque costo.
Letta ha ricordato che il Centrosinistra  e il Partito Democratico hanno vinto solo quando hanno saputo fare coalizione, come nelle elezioni del 1996 e del 2006 quando l’Ulivo e l’Unione guidate da Romano Prodi sconfissero il centrodestra che, all’epoca, aveva come leader Silvio Berlusconi.
In realtà la “vocazione maggioritaria”, se interpretata correttamente, è perfettamente conciliabile con lo spirito di coalizione. Anzi, la capacità di costruire e guidare alleanze, coinvolgendo partiti, movimenti e formazioni politiche minori è una componente essenziale dell’azione per portare al successo la propria politica, la propria visione della società e, anche, le proprie liste elettorali. Una politica alta, fatta di idealità, di progetti, nel solco della linea tracciata dall’Ulivo e da Romano Prodi.
È la concezione del partito aperto che era già nel programma di Zingaretti, che, però, è rimasta incompiuta per gli ostacoli frapposti dalla coalizione di signori delle tessere e di cacicchi locali.
Letta non avrà i vincoli del segretario dimissionario perché le modalità con le quali è stato scelto ed è stato eletto gli conferiscono una forza che è più che sufficiente per sradicare le incrostazioni correntizie e le piccole ambizioni personali che hanno finora caratterizzato la vita del partito.
Sfruttando l’onda favorevole, il neo segretario ha deciso di portare il dibattito nei circoli, coinvolgendo gli iscritti e cominciando ad erodere in tal modo il potere di interdizione dei “ras” del Nazareno e dei loro vassalli in periferia, la cui azione deleteria ha tenuto lontani i tanti, singoli o gruppi, che,  riconoscendosi nel centro sinistra, avrebbero voluto, disinteressatamente, proporsi per un impegno politico più diretto.
Contro il correntismo deviato, quindi, il nuovo segretario punta sulla valorizzazione della base finora sempre emarginata e chiamata solo ad esprimere il proprio voto nel rito delle primarie.
Ma Letta ha ben chiaro che il disegno di partito aperto richiede passi ulteriori. Richiede un collegamento più stretto con le formazioni politiche che gravitano nella stessa area di riferimento, con le associazioni, con i gruppi di impegno civico, con i corpi intermedi, con le molteplici articolazioni della società civile, tutte realtà alle quali il partito deve proporsi come strumento di raccordo e di dialogo fra i cittadini e le istituzioni.
Ovviamente, si tratta di un disegno molto ambizioso per il quale è necessario agire su vari fronti. Il neo segretario ne è ben consapevole. Infatti, ha parlato della costruzione di un nuovo centro sinistra aperto e plurale del quale il Partito Democratico sia la guida ma che valorizzi la partecipazione, le idee e l’impegno di tutti, in vista dell’incontro con il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte per un fronte comune che possa superare la destra nella battaglia elettorale che ci sarà, quando il governo Draghi avrà concluso la sua missione.
Sul piano dei contenuti ha delineato il profilo di un partito, progressista nei valori, riformista nel merito, radicale (nel senso di rigoroso) nei comportamenti.
Il neo Segretario propone una serie di temi sui quali chiede il dibattito nei circoli per poi tornare in assemblea nazionale per le conclusioni: l’Europa, la solidarietà, lo sviluppo sostenibile, il rilancio degli investimenti, la lotta alla denatalità, la battaglia contro l’ingiustizia sociale, l’impegno per una giustizia più efficiente, una maggiore attenzione al terzo settore e al volontariato.
Nel discorso programmatico sono richiamate due riforme costituzionali, delle quali si parla da anni e che potrebbero cambiare in modo radicale lo scenario politico e istituzionale: la sfiducia costruttiva e una legge di attuazione dell’art. 49 della Costituzione sui partiti politici. Vengono proposte, anche, modifiche legislative finalizzate a sottrarre la legge elettorale alle convenienze congiunturali delle singole forze politiche e a porre un argine al trasformismo, senza, però, incidere sulla assenza del vincolo di mandato che, se non inquinato dagli abusi degli ultimi anni, rimane un principio della tradizione costituzionale italiana.
Ci sono, poi, aperture ai giovani con il voto ai sedicenni (o altre modalità per avvicinare le giovani generazioni alla politica) e ai nuovi italiani nati da genitori stranieri con lo “jus soli” e/o lo “jus culturae”.
Si avvia, quindi, un ampio dibattito esteso a tutte le strutture regionali e locali e alla società civile, che dovrebbe trovare il suo momento di sintesi nelle  “Agorà tematiche” previste per l’autunno, in cui interni ed esterni potranno dare il proprio contributo ai programmi del nuovo centrosinistra.
Alleanza Democratica condivide pienamente le linee programmatiche esposte da Enrico Letta sia sul piano del metodo che su quello dei contenuti. Ritiene che sia strategico il coinvolgimento di tutte le componenti sociali e politiche per il successo di un progetto che all’interno del Partito Democratico incontrerà molte resistenze. A tal fine è impegnata a dare il proprio contributo sia sul piano programmatico che su quello organizzativo, nella convinzione che soltanto un Centro sinistra unito e plurale potrà assicurare all’Italia un ampio ciclo di espansione strutturale della economia reale, anche puntando su un nuovo modello di sviluppo che la avvii su un percorso di superamento degli squilibri sociali e territoriali che ne hanno zavorrato la crescita negli ultimi venticinque anni.
Al riguardo Alleanza Democratica auspica un massiccio impegno di Enrico Letta sul fronte della coesione territoriale e per una drastica riduzione degli squilibri territoriali fra Nord e Mezzogiorno.
Qualcuno aveva commentato sfavorevolmente il fatto che nella relazione ci fossero poche righe dedicate al .tema. Noi, invece, riteniamo che l’impegno non si misuri con il numero delle parole ma con la serietà di chi le pronuncia. E proprio perché conosciamo Enrico Letta siamo sicuri che è consapevole che il Mezzogiorno è uno degli snodi cruciali per lo  sviluppo dell’intera economia nazionale. Non a caso, l’inizio del declino con fasi di stagnazione e di recessione intervallati da brevi periodi di modesta ripresa è cominciato proprio con l’abbandono della politica per il Sud del primo governo Berlusconi nel 1994.
La nomina a Vice segretario di Giuseppe Provenzano, uno dei meridionalisti più brillanti, è la conferma che la nostra fiducia è fondata.