L’ovazione al Presidente Mattarella degli spettatori della Scala di Milano che seguono un applauso altrettanto significativo di pochi giorni fa al San Carlo di Napoli indicano chiaramente quali sarebbero le preferenze dei cittadini in vista della elezione del nuovo Capo dello Stato.
È evidente che il rispetto delle norme e della Costituzione a cui il Presidente Mattarella si è sempre ispirato nel corso del suo mandato hanno fatto breccia nel cuore degli Italiani che vedono in lui un esempio per tutte le cariche istituzionali.
Il fatto è tanto più significativo se si considera che il settennato che si sta per chiudere è stato uno dei più divisivi, con i partiti antisistema che hanno vinto le elezioni del 2018 e hanno formato un governo di rottura, il Conte 1, che ha prodotto una serie di anomalie, fortunatamente circoscritte nel tempo e negli effetti, senza precedenti. Ricordiamo le più significative: un Presidente del Consiglio che, almeno negli intenti, era sotto il controllo dei due vicepresidenti; un ministro in carica che andava in Francia a solidarizzare con i gilet gialli che tentavano di sovvertire l’ordine costituzionale in uno Stato, da sempre legato all’Italia da vincoli di solidarietà e di amicizia; le dirette Facebook da sedi istituzionali; le leggi contro le ONG in violazione delle Convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia; i dinieghi di accesso alle navi dei migranti comunicate via twitter in una goffa imitazione dello stile trumpiano; il fastidio per l’obbligo di copertura delle leggi di spesa con singolari polemiche contro le strutture ministeriali chiamate a far rispettare le norme che devono presiedere alla stesura del bilancio dello Stato; le dichiarazioni a getto continuo contro l’Europa, con esponenti di primo piano del governo che dichiaravano pubblicamente di sentirsi a casa propria più a Mosca che in alcuni paesi europei.
Sergio Mattarella è stato l’unico argine contro le follie – politiche, giuridiche, istituzionali e etiche – di quel periodo e ha salvaguardato – utilizzando tutti i poteri a sua disposizione – il rispetto delle prescrizioni e delle prerogative costituzionali e la posizione dell’Italia in Europa.
In questa battaglia ha adottato anche decisioni forti, quando, ad esempio ha impedito che un personaggio su posizioni notoriamente antieuropee e anti euro fosse nominato ministro dell’Economia. Una decisione che gli valse una bizzarra minaccia di impeachment, ma che rappresentò un preciso richiamo al rispetto dei paletti costituzionali e che ha permesso di preservare i rapporti dell’Italia con l’Unione europea e ha posto le basi per il futuro PNRR del quale l’Italia è la principale beneficiaria.
Gli Italiani sono grati a Mattarella di tutto questo e sono convinti che la fine del suo settennato potrebbe comportare pesanti conseguenze, anche perché molti politici non stanno affrontando la scadenza con la necessaria consapevolezza.
Le divisioni su una elezione tanto importante sono più che legittime e pienamente accettabili. Quello che è meno accettabile è che la scelta sia dettata da finalità eterodosse rispetto alla nomina e da interessi di partito e/o personali non commendevoli.
C’è un florilegio di motivazioni che rendono irta di difficoltà l’elezione del nuovo Capo dello Stato e che preoccupano gli Italiani e li spingono a stringersi ancora di più attorno a Mattarella.
C’è chi cerca accordi oscuri per garantirsi uno strapuntino nella prossima legislatura. Chi sta tentando una campagna acquisti che è destinata al fallimento ma che, per il solo fatto di essere stata avviata, inquina l’ambiente. Chi confonde gli interessi del proprio partito con la scelta per il Quirinale. Chi è mosso da motivi di gratitudine o di riconoscenza verso qualcuno dei candidati, quasi si trattasse di un rapporto privato fra votante e votato e non dell’esercizio di una alta funzione istituzionale. Chi spera solo di ricavare dall’appuntamento un po’ di visibilità.
Pochi sono consapevoli della responsabilità di una scelta che potrà incidere sul futuro della nazione nei prossimi anni.
Al momento, considerata la difficile situazione del Paese, considerato che l’orientamento popolare è indiscusso, alla luce di tutti i sondaggi condotti negli ultimi mesi (al di là delle manifestazioni spontanee di stima della Scala e del San Carlo), non è possibile escludere una riconferma dell’attuale Presidente. Riconferma che, per essere percorribile, richiederebbe, però, il consenso unanime dei partiti e una classe politica disposta a rinunciare alle proprie beghe e ai propri interessi di basso profilo e ad uniformarsi alla volontà dei cittadini.
Al di là di questa ipotesi il principio che dovrebbe ispirare tutti è quello espresso da Liliana Segre: Se non può essere Mattarella vorrei un presidente come Mattarella”.
È auspicabile che nelle prossime settimane si faccia strada almeno sul piano metodologico la linea di Enrico Letta e si apra un confronto fra tutte le forze politiche per un accordo largo su un Presidente che prosegua la linea Mattarella per una Presidenza che, anche nel prossimo settennato, si caratterizzi per un rigoroso rispetto della Costituzione e per una intransigente difesa della continuità della linea istituzionale dello Stato con i connessi accordi e obblighi internazionali, dai quali nessuna maggioranza politica, se transeunte e precaria, ha il potere di discostarsi.