ALLEANZA DEMOCRATICA DICE SÌ AI REFERENDUM SULL’ART. 18

La campagna referendaria avviata dalla CGIL  e dalla UIL con il deposito di quattro quesiti in Cassazione segna una svolta molto importante nel confronto sindacale e in quello politico.
Sul piano sindacale, da anni, le Confederazioni si erano limitate a battaglie difensive finalizzate esclusivamente a frenare la deriva revanchista che ha portato a un pesante arretramento sul fronte dei diritti dei lavoratori. Con questi referendum, finalmente, si avvia un processo per invertire la tendenza e ritornare alla stagione delle grandi conquiste degli anni ’60 e ’70.
Sul piano politico il sindacato mette sul tappeto il tema dei diritti sociali che sono stati ampiamente trascurati nel recente passato e che devono essere una parte qualificante della piattaforma comune di tutta l’opposizione, o, almeno, della vera opposizione al governo Meloni.
L’iniziativa sindacale colma un vuoto e potrebbe rivelarsi di grande importanza per ripristinare uno stretto rapporto con le categorie e i ceti sociali meno favoriti. A tal fine le forze di centrosinistra hanno bisogno della sponda delle Confederazioni sindacali, in quanto il Partito Democratico, appesantito dalle scorie del post renzismo, appare più sbilanciato sul tema dei diritti civili e il Movimento 5 Stelle, pur essendo genericamente sensibile alle istanze dei ceti meno fortunati, non ha mai avuto un impianto programmatico organico e coerente sul piano sociale.
La campagna referendaria, al di là delle tecnicalità dei singoli quesiti, tende a ripristinare i diritti dei lavoratori, quali erano stati disegnati negli anni del centrosinistra a guida Democrazia Cristiana – Partito Socialista. Anni che, non a caso, furono caratterizzati non solo da grandi conquiste per il mondo del lavoro, ma anche da una rinnovata espansione economica e da un aumento rilevante del tenore di vita di tutti i cittadini.
Il quesito base cha sarà proposto agli elettori è la abrogazione integrale della normativa cha ha stravolto l’art. 18 della legge 300/70 e tende a ripristinare il diritto al reintegro per i lavoratori a tempo indeterminato in tutte le aziende medio-grandi.
Gli altri quesiti integrano e completano il primo, abrogando i limiti imposti per legge alle indennità risarcitorie, reimponendo causali specifiche e limiti temporali per i contratti a termine e ripristinando una responsabilità solidale per i committenti in caso di infortunio e malattia professionale.
Qualora i cittadini approvassero questi referendum avremmo una nuova primavera nel mondo del lavoro che avrebbe riflessi positivi anche per lo sviluppo dell’economia.
Ricordiamo che l’art. 18  era l’architrave dei diritti dei lavoratori. La teoria giuslavorista tradizionale sosteneva, giustamente, che il diritto alla stabilità era la premessa indispensabile per il rispetto di tutte le norme a tutela del lavoro. Nel momento in cui un lavoratore rischia il licenziamento “ad nutum”,  tutti gli altri diritti non hanno alcun valore. Un lavoratore che può essere licenziato in qualsiasi momento non ha la forza per difendere gli altri diritti. In conseguenza, il rispetto di tutte le altre condizioni di lavoro previste dalla normativa vigente – sicurezza, sanità, orario, corrispondenza fra retribuzione e prestazione, posizione contributiva – è una pura finzione giuridica, in quanto il datore di lavoro, forte del suo potere di licenziare senza motivazione, può, comunque, imporre le proprie decisioni, anche se fossero in violazione di norme di legge.
L’aumento esponenziale dei morti sul lavoro deriva anche da questo, dal fatto che il lavoratore, pur di conservare il posto di lavoro è disposto a transigere anche sulla propria sicurezza.
Ma la nuova stagione referendaria è solo agli inizi. Gli avversari sono potenti e i mezzi a loro disposizione sono tanti. Sarà una battaglia lunga e difficile.
Alleanza Democratica, nel solco del vero riformismo, è pronta a dare il suo contributo, sul piano politico e sul piano operativo.
Ci auguriamo che tutte le forze progressiste scendano in campo senza esitazioni e che i media facciano comprendere a tutti gli italiani il significato e l’importanza di una battaglia che potrebbe cambiare la politica e la società per i prossimi decenni.